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Cava Santa Domenica- un cuore verde sconosciuto | Sicilia Magazine
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Cava Santa Domenica- un cuore verde sconosciuto

Un cuore verde al centro della città di Ragusa, sconosciuto agli stessi ragusani, nonostante gli interventi di riqualificazione, ne fanno oggi uno dei sentieri naturalistici più richiesti dai trekkers e da un turismo d’elite. Scorci mozzafiato, caratterizzati da una rigogliosa flora mediterranea, ma anche numerose testimonianze della presenza umana dei secoli passati.

 

La Cava, detta anche Cava Grande, divide in due la parte bassa di Ragusa superiore. Le due parti, bassa ed alta,  sono state collegate fra loro mediante tre ponti: il Ponte dei cappuccini o Ponte vecchio inaugurato alla fine del XIX secolo, il Ponte Nuovo inaugurato nel 1937 e il Ponte Giovanni XXIII (o Ponte San Vito) inaugurato nel 1964. La presenza di queste tre strutture molto pittoresche fa sì che Ragusa venga chiamata la “Città dei ponti“.

Sono ancora presenti i settecenteschi mulini ad acqua, le pirrere dalle quali si estraeva la pietra ed i terrazzamenti,  utilizzati per la coltivazione di ortaggi, grazie all’acqua abbondante che vi scorreva del torrente che impetuoso trascina la sua acqua durante l’inverno. In questa cava si trovano alcuni piccoli ipogei funerari databili tra il IV ed il V sec. d.C., che rappresentano una parte della necropoli tardo romana di uno dei tanti villaggi che all’epoca occupavano i pianori della cave iblee.

La carcara era un vero e proprio forno, costituito da una camera di combustione alimentata con legna o carbone e da una struttura circolare dove sistemare le pietre da cuocere. Durante la cottura, il carbonato di calcio contenuto nelle pietre, si trasforma in ossido di calcio e le pietre diventano calce viva. La calce viva, messa in una vasca con acqua inizia a bollire ed a raggiungere una temperatura di 300 gradi. Una volta raffreddata, la calce, detta spenta, è pronta per intonacare le facciate e gli interni delle case. La cava diventava quindi “luogo della vita e del lavoro di tutti i giorni”.

La città di Ragusa posta su una roccia calcarea si affaccia come un balcone naturale sulla storica Ibla, il fiore all’occhiello di Ragusa, che appare agli occhi  del viandante come un presepe illuminato al crepuscolo, il quartiere più antico della città, che alla città barocca e Patrimonio dell’Umanità continua a donare ogni anno innumerevoli visitatori, soprattutto alla scoperta di ciò che è poco conosciuto e di qualità ed il territorio ibleo ha  davvero tanto da offrire!

Paola F. J. Torrisi

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