Un Faro Doc che si propone sia con un vino nuovo sia affermato e che ci accoglie in cantina per onorare San Martino e una Start up fresca di vendita gastronomica online, “Mozzica” di Marcella Barlassina, di appena un mese e mezzo di vita che si associa con grande umiltà ma con brillantezza nei toni conviviali e nel carattere personale. Il connubio è avvenuto appunto lo scorso 11 novembre nella tenuta dei viticoltori Bonfiglio a Briga Superiore, nella zona jonica di Messina, dove si è svolta una serata allestita dall’Amministratore unico Antonino Bonfiglio con altri Food partners Ambasciatori del Gusto quali “Francesco Arena – Mastro Fornaio” e “Pasticceria Freni” di Lillo Freni. L’intreccio di queste sinergie ha un input da Antonino, condottiero ormai dell’azienda vinicola e tornato anni fa dai suoi studi a Roma, che progetta di costituire una “Rete umana” tra produttori siciliani e piccolo – medie imprese; si può partire da una scatola congiunta per le feste natalizie sia con “Mozzica” sia con Arena in maniera separata, ognuno mantenendo una sua identità con doppia confezione – regalo (con una realtà entro la ricorrenza dell’Immacolata e con l’altro già da questi giorni: Francesco Arena “Mastro Fornaio” può commercializzare “Beatrice” ed “Eleonora”). Tra Bonfiglio ed ognuno di loro era una prima volta assoluta per condividere un percorso professionale che possa sfociare in legami più stabili. Ma i “fidanzamenti nella famiglia allargata della enogastronomia e della pasticceria” hanno trascinato da prima anche il “bakery chef” Arena ed il suo collega “pastry chef” Freni: questi hanno ideato e lavorato a quattro mani il panettone “Didyme” che è stato premiato lo scorso ottobre al concorso di Parma “La Tenzone del panettone” per la categoria “Panettone innovativo” e sarà celebrato e distribuito nei rispettivi “shops online” dei Maestri artigiani. “Didyme” (ovvero “Salina” in lingua araba) è ispirato al nome del panettone di Arena, contenente i capperi canditi di quest’isola delle Eolie, i cubettoni d’arancia candita e la riduzione di Malvasia Doc di Virgonia. Il suo impasto, come per “Salina”, è a lievitazione naturale a 36 ore. Per far viaggiare e caldeggiare le specialità siciliane, c’è un dialogo d’affari in via di sviluppo anche tra Barlassina e Freni per introdurre ulteriori leccornie da dessert nelle spedizioni “Mozzica”. Ed anche Arena si vorrebbe allineare a questo nuovo circuito di E – Commerce, non appena avvierà le creazioni di Natale dalla prossima settimana.
L’organizzazione azzeccata dell’evento di San Martino con una calda ospitalità della famiglia Bonfiglio (con il capostipite Biagio, nonché fondatore del marchio delle Cantine) è stata impostata con la possibilità di provare tre vini in abbinamento ai prodotti tipici siciliani: “Eleonora” – il Rosato (gradazione alcolica 12,5%) e “Beatrice” – il Faro Doc (g.a. 13%) che appartengono alla “Linea Donne” (dedicati a figlia e moglie di Biagio) e il più giovane in commercio dal 2019 che è il “Kalonerò” (g.a. 13%). Storicamente, l’Azienda si avvale anche di una sorta di Riserva cioè il “Piano Cuturi” (gradazione alcolica 13,5%) che scaturisce nel 2014 ed è un Cru, una volta testata la “Linea Donne” per realizzare una procedura di affinamento più lunga. «Secondo il Disciplinare per la Faro, abbiamo sei mesi minimi di conservazione in legno – precisa Antonino -. Noi per quel vino ne facciamo passare da 18 a 24 mesi (in tonneau – botte in rovere da 500 litri); e poi un anno in bottiglia. I primi (sei) mesi di vita in acciaio. Complessivamente 36 mesi». Per quest’ultimo, parliamo di un prodotto più “da intenditori” con una produzione annuale di circa 600 bottiglie, numerate a mano.
L’ingresso in cantina si è articolato con la degustazione del vino nuovo ovvero quello che non passa dalla conservazione e dall’affinamento in botte e che sarà fra tre anni l’etichetta “Beatrice” (creata nel 2007). Antonino Bonfiglio ha aperto questo momento nel ruolo di cicerone della sua impresa. L’appuntamento è continuato con l’assaggio di prodotti dell’arte panaria del bakery chef Arena (via T. Cannizzaro 137) che si è occupato di scegliere ed accoppiare ai suoi superlativi pane e grissini, con marmellate e miele, pregiati formaggi nostrani e una mortadella rigorosamente emiliana (unica eccezione “straniera” per ovvi motivi di prelibatezza). Arena garantisce la sua passione e predilezione e la volontà di rinnovarsi per i Grani antichi siciliani in ogni suo prodotto, cavalcando il ruolo autorevole di Delegato di “Simenza” e Slow Food Sicilia. Oltre ad essere titolare nell’attività al centro urbano da un anno che ha registrato il boom di utenti, ha esperienza da vendere grazie al locale di famiglia, gestito dal padre Masino. Arena senior e junior sono stati insigniti da grossi riconoscimenti dal Gambero Rosso tra i produttori per il “Miglior pane d’Italia 2021”.
In un altro ambiente soft della tenuta con le note profumate di “Beatrice”, è stato servito il primo piatto che si è svelato come una piacevole sorpresa perché ci ha presentato gli ingredienti della scatola “Bronte – Mozzica”: mezzi paccheri caserecci (La Molinara) con grani antichi siciliani trafilati a bronzo, con pesto e granella di pistacchio (entrambi di Bronte) e pancetta di suino nero dei Nebrodi (San Fratello). L’amministratrice e ideatrice della Start Up Barlassina ha avuto la sua prima “uscita ufficiale” in collaborazione con marchi importanti e ha recepito volentieri la proposta del giovane Bonfiglio di creare una box associata al vino per le prossime festività. Spinta dalla sua formazione specialistica nel marketing del “Meal kit”, vuole sponsorizzare in particolare il suo territorio messinese ma anche la Sicilia tutta (tanto che nelle sue scatole campeggia la scritta “Made in Sicily”). Finora, la programmazione riguarda sei scatole che spaziano dal tipo salato con alcune varietà di pasta e l’occorrente per la cottura di sughi saporiti al tipo dolce che racchiude quattro brioche e una crema di pistacchio. L’azienda ha sede a Messina in via Venezian (pressi Università centrale) ma funziona con l’acquisto via web e consegne a domicilio.
La presenza del pastry chef Freni ha allietato la serata con l’arte del panettone Gianduja, ornato al suo interno con cubettoni di finissimo cioccolato gianduja e glassato fuori con lo stesso cioccolato. Ad accompagnarlo una golosa riduzione di Faro Doc Bonfiglio, amalgamata sempre da lui. Questo dolce è collaudato da circa quindici anni e rientra in un tris di prodotti Dop che l’esperto ha elaborato anche con altri partners, segno che a Messina si cerca di potenziare la forza delle eccellenze e la bontà dell’offerta al pubblico esercizio e, come si usa da quasi due anni, con la vendita su internet. Freni ha portato nell’occasione di San Martino anche i suoi biscotti artigianali dai larghi consensi quali piparelli e ‘nsuddi. Lo chef è attualmente responsabile della produzione della pasticceria e gelateria da “Miscela d’Oro – Sicilia 1946” a Messina (Piazza Cairoli 5), dove si possono acquistare anche i suoi panettoni e opera dal suo laboratorio – “zoccolo duro” e da sempre riferimento a Contesse (zona sud della città).
Ma tornando alla tradizione di “Cantine Bonfiglio” con due ettari di terreno coltivato e livelli qualitativi che vogliono dirigersi sempre più in alto, il brand di famiglia vuole esordire sulla piazza del 2022 con l’aumento del raccolto e un vino Bianco (con un risultato di nicchia), rimanendo avvinghiato al Rosso e Rosato. Il Bianco è stato già prodotto ed è un Nerello Mascalese vinificato in Bianco (lavorato a freddo) che uscirà dai recipienti in acciaio più verso la fine del 2022 per verificarne l’evoluzione e verrà bevuto entro la metà del 2023. Le bottiglie della produzione Bonfiglio sono circa 6mila l’anno (tra Rosso e Rosato) ma la punta di diamante si ottiene con il Faro Doc ovvero “Beatrice” e circa 5mila bottiglie. Altre 3mila-4mila di “Kalonerò”.
«Il rosato è un vino che abbiamo creato per destinare qualcosa che fosse più fresco e più beverino ai clienti – ragiona l’Amministratore Bonfiglio – perché il rosso si sposa con una determinata tipologia di alimentazione che non incontra sempre il gusto di chi preferisce un vino più fresco e un po’ più amabile. Quindi abbiamo fatto questa operazione sia per utilizzare i nostri oggetti di produzione sia per poter dare una novità. Il ‘Kalonerò’ ha accompagnato la sera dell’evento l’aperitivo con salumi e formaggi. Il ‘Piano Cuturi’ è un vino che, per quanto abbia le stesse caratteristiche di base del ‘Beatrice’, subisce un affinamento lungo da due a tre volte che accumula una gamma di profumi, di sapori e colore completamente differenti. Il ‘Kalonerò’ segue lo stesso principio del rosato: noi abbiamo percentuali di produzione maggiori rispetto a quelle che riusciamo ad impiegare per miscelare il Faro, ad esempio più Nerello Mascalese, più Nero D’Avola. Abbiamo stabilito che avremmo dirottato tutto ciò che è in più per fare vini più leggeri. Il ‘Kalonerò’ nasce con quest’altra ottica sempre con il nome del luogo dove produciamo ovvero la Vallata di Briga e Pezzolo. Lo abbiamo realizzato senza passaggio in legno, solo ed esclusivamente in acciaio. Sei mesi di acciaio e sei mesi di bottiglia». Ecco perché nella serata in omaggio di San Martino è stata stappata e degustata l’annata 2020 del Kalonerò”. Per la superficie di coltivazione, la famiglia Bonfiglio, radicata visceralmente nell’area di Briga, sta riflettendo sulla opportunità di ampliarsi sulla fascia jonica per questioni di logistica e sotto il profilo dell’ospitalità.
Marcella Ruggeri