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Fiumefreddo di Sicilia tra nobiltà, leggende e riserva naturale | Sicilia Magazine
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Fiumefreddo di Sicilia tra nobiltà, leggende e riserva naturale

Paese di nobili origini, al centro di un’importante zona agrumaria, vede la sua notorietà legata principalmente al periodo estivo ed alle sue spiagge, ma sicuramente degno di nota, per ciò che più lo caratterizza, sebbene poco conosciuto ai più.

Palazzo Corvaja, un’ elegante residenza  del XVIII  secolo, in contrada Diana, un tempo facente parte della baronia di Calatabiano,  costituisce un esempio di villa – fattoria realizzata dai nobili del tempo per la villeggiatura e per il controllo dei latifondi e delle strutture produttive.

Suggestivo è l’uso della pietra  lavica per le mostre di porte, balconi e finestre, i corpi scalari merlati e la  coloritura dei paramenti con forte tinte.

Sul lato nord della corte esterna  con la facciata rivolta alla strada è collocata la Chiesa di San Vincenzo, che assolveva funzioni sia di Chiesa per la popolazione locale, sia di cappella privata della famiglia. Addossato al palazzotto vi è il palmento, costruito nel 1694 dalla famiglia Bottari.

Riserva Naturale Orientata è un’area naturale protetta situata nei comuni di Calatabiano e Fiumefreddo di Sicilia, nei pressi della foce del fiume Fiumefreddo,  nata al fine di consentire la “conservazione della flora acquatica ed il ripristino, lungo gli argini del fiume, della flora mediterranea. Luogo d’incantevole  fascino naturalistico con spiagge, boschetti di eucalipto e pineta.

Torrerossa di Fiumefreddo: fiore all’occhiello del patrimonio artistico culturale di Fiumefreddo di Sicilia è la Torre Rossa, simbolo della città, che prende il nome dal colore dei mattoni di terracotta usati per le pareti.  Grazie anche alla riqualificazione  è considerato oggi come vero e proprio sito archeologico. Non si hanno documenti significativi, ad eccezione della testimonianza di Jean-Pierre Louis Laurent Houël, pittore del XVIII secolo che durante il suo viaggio in Sicilia,  visitando l’edificio funerario rilevò: “Questa tomba sembra essere stata situata nella corte o nei giardini di un antico palazzo, di cui i resti dei muri sussistono ancora nei dintorni”.

Castello degli Schiavi, gioiello del barocco rurale siciliano del ‘700, deve il suo nome ad una leggenda che vede un abile medico palermitano, Gaetano Palmieri,  salvare da una gravissima malattia il figlio del Principe di Palagonia, il Gravina-Crujllas. Questi per enorme gratitudine gli fece dono di un appezzamento del suo feudo situato vicino al fiume Fiumefreddo.

Il medico volle costruirvi una villa fortificata per abitarla per lunghi periodi dell’anno anche perché quel luogo era molto gradito alla bella moglie, Rosalia, che amoreggiava, però, con un tale Nello Corvaja di Taormina.

Un giorno, purtroppo, sbarcarono dei pirati turchi, che tra vari saccheggi  giunsero al castello rapendo i due proprietari, ma durante la fuga, arrivati quasi alla spiaggia furono raggiunti da alcuni giovani armati, con a capo il Corvaja, che dall’alto di Taormina aveva avvistato il tutto.  La leggenda narra che i pirati furono uccisi o vennero messi in fuga ed i Palmieri liberati.

Per ringraziare il Padre Eterno fu eretta una chiesetta, accanto al castello, dedicata alla Madonna della Sacra Lettera, e fu costruita la loggia nella quale vennero poste le due statue di turchi, che sembrano guardare ansiosi verso il mare, come in attesa di essere liberati dai loro compagni, ed è proprio grazie a queste due statue che il Castello è stato soprannominato “degli Schiavi”.

“Il castello è oggi di proprietà della Famiglia Platania, baroni di Santa Lucia. Gli interni della villa sono suddivisi in un piano inferiore collegato con lo scantinato, dove non sembra esserci traccia di un palmento, per la conservazione di cibi e vini. In questo suggestivo ambiente è presente una botola, dalla quale inizia un passaggio sotterraneo che portava probabilmente alla Torre Rossa di Fiumefreddo. Fonte di grande ispirazione, furono questi ambienti nel 1998  per Franco Battiato  per la produzione del video musicale Schock in My Town.

Al piano superiore,  otto stanze, ricolme di pregevoli oggetti: quadri di antichi signori, lo stemma dei Gravina in toson d’oro di Spagna, la bandiera con lo stemma dei Savoia, libri di  grande pregio, mobili del secolo scorso. Il castello gode di un ampio cortile dove è presente un pozzo, al centro di esso, e la chiesetta, anticamente dedita al culto di San Giovanni, edificata nel 1544 da Ferdinando Gravina-Crujllas, così come si legge nella lapide posta all’ingresso. In seguito, nel 1840 circa, la chiesetta fu dedicata al culto della Madonna della Lettera. Il Castello degli Schiavi è famoso in tutto il mondo perché è stato utilizzato più volte come set cinematografico.  Nel 1968 Pier Paolo Pasolini vi girò alcune parti de L’orgia; raggiunse la fama mondiale grazie a Francis Ford Coppola che lo preferì per l’ambientazione delle scene principali de Il Padrino, sia parte I (1972) che II (1974), come l’indimenticabile esplosione della macchina dopo il matrimonio.

Ma a questi luoghi è legato un mio ricordo per la goodbye dinner di un gruppo americano arrivato in Sicilia per uno dei nostri tailor-made travel. L’atmosfera del cortile l’avevamo disegnata, come al nostro solito con tutta la passione che ci distingue, dietro a tavoli di tutto punto allestiti, un corner per l’aperitivo al mandarino, un magnifico profumo di magnolia inebriava più dell’Etna Doc, un grecale che soffiava leggero sugli abiti degli ospiti scelti accuratamente per rappresentare l’ultima sera di un viaggio indimenticabile, accompagnava qualche passo di danza di un concerto per archi che regalava note da tenere nella propria memoria a lungo, luci soffuse di torce e di fiaccole illuminavano quel cortile, sede di tanti eventi e di tanti ciak, che però per quella sera è stato il set più bello per la chiusura di un viaggio mai dimenticato…

 

Paola F. J. Torrisi

 

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