C’è un’Etna che non si limita a mostrarsi: si racconta, si mette in scena, dialoga con chi la vive e con chi la attraversa. È l’Etna del Teatro del Gusto – Terre dell’Etna e dell’Alcantara, la rassegna promossa dal GAL e guidata dalla direzione culturale di Plan Studios Group S.r.l., che ha trasformato per un mese intero borghi e comunità in un palcoscenico di sapori, storie e visioni.
Più che un evento, il Teatro del Gusto è apparso come un grande laboratorio a cielo aperto: chef, produttori, amministratori, cittadini e visitatori hanno dato forma a una narrazione collettiva che supera la tradizionale idea di festa gastronomica e abbraccia un concetto più ampio di identità territoriale.
Una Sicilia che evolve: la cucina come lente culturale
Che la rassegna avesse un approccio contemporaneo lo si è compreso fin dalle prime tappe.
I protagonisti della scena gastronomica sono stati alcuni interpreti di punta della cucina siciliana – Giuseppe Raciti, Giovanni Santoro, Francesco Patti e Seby Sorbello – figure capaci di leggere il territorio attraverso il linguaggio dei piatti.
Particolare attenzione ha suscitato l’intervento di Raciti, che ha proposto una ricciola cruda modellata come una rosa, insieme a mango e avocado coltivati alle pendici dell’Etna. Un piatto che non celebra solo la bellezza della tecnica, ma racconta un’agricoltura che cambia. Raciti ha sintetizzato così il suo pensiero: “la tradizione può dialogare con ciò che il territorio diventa”. Una frase che sembra definire l’intera filosofia del progetto.
Le parole delle istituzioni: borghi che diventano comunità attive
Nelle dichiarazioni di Ignazio Puglisi, sindaco di Piedimonte Etneo e presidente del GAL, emerge con chiarezza il valore sociale dell’iniziativa.
Per Puglisi, il Teatro del Gusto rappresenta una “vetrina di eccellenze, storie e comunità”, un modo per rafforzare il legame tra territori limitrofi e per restituire ai borghi il ruolo che meritano: luoghi vivi, in grado di generare cultura e partecipazione.
La regia culturale: una visione unitaria dietro ogni tappa
La rassegna si distingue anche per la cura progettuale.
La direzione di Plan Studios Group S.r.l. ha dato forma a un linguaggio visivo e narrativo coerente, costruito su tre pilastri:
- una selezione curatoriale attenta agli interpreti del gusto;
- un’identità estetica riconoscibile;
- una strategia mediatica capace di portare il progetto oltre i confini fisici delle piazze.
Plan Studios, Innovation Company attiva nella comunicazione e nei media, ha integrato progettazione, contenuti e diffusione digitale grazie anche alla collaborazione con la Gioconda Talent Agency e con creator come Salvo Guarneri, fondatore del progetto Sicily Good.
Il risultato più eclatante: un video dedicato all’Ottobrata Zafferanese e al Teatro del Gusto capace di superare i 2,5 milioni di visualizzazioni, rafforzando un immaginario contemporaneo dell’Etna.
I produttori: memoria, filiere, comunità
In ogni tappa, dieci produttori selezionati hanno raccontato miele, conserve, vini, formaggi, farine, salumi e antiche preparazioni.
La loro presenza non era un semplice “mercatino”, ma un vero contributo narrativo: custodire la memoria delle filiere significa raccontare il territorio con autenticità, dando sostanza alla cornice culturale del progetto.
La chiusura di Zafferana: il gesto puro della cucina di Sorbello
A chiudere la rassegna è stato l’incontro guidato da Seby Sorbello a Zafferana Etnea, una performance di cucina istintiva e profondamente radicata nelle tradizioni locali. Una “firma” che ha sintetizzato lo spirito del Teatro del Gusto: una Sicilia che non ha paura di raccontarsi attraverso ciò che mangia, ciò che produce e ciò che trasmette.
Un territorio che si riscopre attraverso il gusto
Il Teatro del Gusto non è stato semplicemente un cartellone di eventi gastronomici.
È stato un modo nuovo di leggere il territorio: più attento, più consapevole, più contemporaneo.
Grazie al GAL, ai Comuni partecipanti e al lavoro curatoriale di Plan Studios Group S.r.l., l’Etna si è presentata non come cartolina, ma come ecosistema vivo, complesso, ricco di memorie e di futuro.
Un’esperienza che ha dimostrato una cosa semplice e potente: il gusto può essere un linguaggio universale per raccontare chi siamo e chi vogliamo diventare.




