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Il Cammino siciliano- la Magna Via Francigena | Sicilia Magazine
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Il Cammino siciliano- la Magna Via Francigena

In origine la “Magna Via Francigena” permetteva il collegamento dei porti principali con i centri di maggior grandezza: Palermo, ai tempi “Balarm”, come riferimento per la Spagna catalana e aragonese e per l’Italia continentale. Mazara del Vallo e Agrigento per l’Africa Settentrionale, Messina per quella centrale, l’Oriente e la Terra Santa.

Negli atti e nei diplomi normanni appaiono indicati confini poderali, limiti territoriali o lasciti e donazioni alle varie abbazie e santuari che riportano il toponimo di megale odos, basilike odos, magna via, via regia. Un diploma normanno del 1096, scritto in greco, recita “Ten odon, ten megalen ten Fragkikon tou Kastronobou”, un’indicazione che ritroviamo in latino qualche decennio dopo come “magna via francigena castronobi”: una traduzione latina ordinata dall’Imperatrice reggente Costanza d’Altavilla, madre del futuro Imperatore Federico II di Svevia e Sicilia. Sono i Normanni quindi a definire nei propri documenti questa via, una via ‘francese’ chiamata ‘francigenam’ e allo stesso tempo ‘magnam’ per importanza e grandezza.“

Dal golfo di Palermo alla Valle dei Templi lungo le antiche vie percorse da greci, romani, arabi e normanni, la Sicilia offre un percorso per pellegrini e viandanti, turisti, trekkers, camminatori, ma anche principianti e sportivi.

180 km di cammino, con il piacere della scoperta di luoghi ameni ed affascinanti e fuori dal tempo, un itinerario tra storia e natura alla scoperta di perle rurali siciliane.

4 sono i percorsi tracciati: Magna via Francigena, Palermo-Messina per le montagne, Via Francigena Fabaria, Via Francigena Manzarense.

Si tratta di una lunga arteria di comunicazione che collega da sempre, da nord a sud Agrigento con Palermo, incrociando la via di transumanza verso le Madonie nel territorio di Corleone e Castronovo di Sicilia, che in età medievale e per un lungo periodo venne chiamata con il nome di Magna via Francigena.

Percorso recuperato ed è stata nominato tra i dieci migliori cammini italiani dal quotidiano inglese The Guardian.

Un tuffo nella Sicilia interna e in tutte le parti del suo entroterra, per riscoprire la bellezza della mobilità lenta.

Il ripristino dei sentieri è all’interno di un progetto promosso dal Comune di Castronovo di Sicilia e dal partenariato diffuso di tredici Comuni, dalla diocesi di Agrigento e con il supporto dall’associazione Amici dei Cammini Francigeni di Sicilia.

Con il sostegno del Mibact e dell’assessorato regionale siciliano al Turismo  la mission finale ha la valorizzazione della cultura degli itinerari di pellegrinaggio e cammino con il ripristino degli antichi percorsi di origine normanna, denominati appunto francigeni.

“Il percorso tocca tutta una serie di piccoli centri dove fino a qualche anno fa sarebbe stato difficile pensare di portare qualcuno a camminare”,

 spiega Davide Comunale, dell’associazione Cammini Francigeni di Sicilia.

Chi si avventurerà nel cammino potrà ritrovare le origini della storia normanna unita a quella araba e musulmana.

“I cammini francigeni sono cammini di resistenza, la resistenza della gente che vuole far conoscere il meglio del proprio territorio e investe energie perché ci crede”, spiega  Davide Comunale.

Sono già in tanti coloro che hanno battezzato questo itinerario come il Cammino di Santiago siciliano, grazie al suo lungo percorso che racchiude tredici comuni già mobilitati per costruire strutture ricettive sostenibili.


La  Credenziale del pellegrino

Che cos’è:

  • E’ il documento che attesta che la persona che ne è in possesso sta percorrendo un Via compiendo un itinerario per viandanza o per devozione;
  • Identifica il pellegrino e garantisce l’autenticità della sua esperienza;
  • Favorisce l’accesso alle strutture convenzionate nella rete di accoglienza pellegrina;
  • Consente di ricevere il Testimonium di avvenuto pellegrinaggio, dimostrando di aver percorso almeno 100 km;
  • A testimonianza e memoria del Cammino percorso, sulla credenziale vanno riportati i timbri e le date dei luoghi visitati e delle strutture di ospitalità in cui si è stati accolti.

La Credenziale, di per sé, non dà alcun diritto, bensì impegna chi la porta, ad un comportamento rispettoso verso la Natura, il prossimo che si incontra e verso l’esperienza stessa del cammino.

La storia di un oggetto che ogni camminatore e soprattutto ogni pellegrino ha tenuto con estrema cura: la Credenziale.

Nel corso del tempo, tutte le più grandi culture religiose hanno saputo produrre la necessità di andare in pellegrinaggio verso luoghi importanti del culto: Roma, Santiago de Compostela, Gerusalemme, oppure La Mecca per i fratelli musulmani. Un lasciapassare veniva concesso dal proprio Vescovo ed attestava le motivazioni reali del pellegrinaggio, permetteva al viandante lo status di peregrinus e segnalava l’avvio di un viaggio lungo le vie dell’intero mondo conosciuto. Oggi i pellegrini utilizzano un “passaporto” di viandanza all’interno del quale riportano i timbri, i sellos del Camino de Santiago, che testimoniano il passaggio presso i centri dell’itinerario e il pernotto in una struttura accogliente. Da quelli più antichi che ci riportano nel Medioevo dei monasteri e delle abbazie accoglienti verso i pellegrini, a quelli più fantasiosi delle moderne confraternite di accoglienza o dei luoghi di sosta nati in questi venti anni lungo le grandi vie di pellegrinaggio in Spagna o in Italia. Tutti coloro che percorrono le Vie Francigene di Sicilia oggi, possono avere la loro credenziale del pellegrino, rilasciata dall’associazione Cammini Francigeni di Sicilia.

Munus

Ebrei 13,2 Non dimenticate di ospitare volentieri chi viene da voi. Ci furono alcuni che, facendo così, senza saperlo ospitarono degli angeli.”

Così ammonisce Paolo nelle sue lettere alla comunità cristiana. Ma la forza dell’ospitalità che dal mondo greco-orientale passa al mondo romano, giunge fino al nostro medioevo attraverso questo termine, munus, il dono necessario, l’offerta all’ospite, il dovere e l’incarico di non violare le leggi sacre allo straniero. In questa rievocazione di senso, il viandante -pellegrino o re- riceve ospitalità e accoglienza portando in cambio un dono, il suo viaggio, la sua esperienza, il pane e formaggio o le verdure raccolte che oggi sono il prezzo del viatico. Un dono gradito che veniva scambiato dall’ospitante all’ospite nelle abbazie, nei monasteri, negli xenodochia, luoghi dello straniero e infine negli hospitalia e che, tra nobili, diventava dono prezioso, regalo importante. Lungo le nostre vie più lunghe, i viandanti moderni potranno trovarlo a metà del loro percorso.

I percorsi della Magna Via Francigena Siciliana è possibile percorrerli anche in bici o in sella ad un cavallo.

Consigli:

Utilizzare un abbigliamento comodo: scarpe da trekking, cappello, sacco a pelo e crema solare sono obbligatori. Le bacchetta da trekking servono eccome, al di là dei dislivelli che si possono affrontare (specie fra Nebrodi e Madonie). E una giacca impermeabile: in Sicilia non c’è per forza sempre e solo il sole.

Conosciamo questa realtà molto da vicino, in quanto come tour operator etico  e responsabile abbiamo proposto ai nostri trekkers ed amanti della natura l’opportunità di conoscere questi sentieri siciliani accompagnati da guide specializzate ed entusiasti dell’aver scoperto una “Sicilia nascosta” ricca di storia e natura,  anche se i cammini nascono liberi ed i viandanti sono per costituzione, “animali autonomi”, hanno scelto l’opportunità di scoprire la bellezza di camminare insieme ad un gruppo avendo tutto organizzato ed è una delle cose che riteniamo possa arricchire lo zaino di esperienze.

Quindi siamo stati scelti dall’associazione Cammini Francigeni di Sicilia  come partner del progetto e con grande onore collaboriamo per organizzare e scegliere i percorsi più adatti alle richieste dei viandanti. http://www.viefrancigenedisicilia.it/tourOperator.php

Un grazie all’associazione Cammini Francigeni di Sicilia 

Paola F. J. Torrisi

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