Il Fiume Alcantara, 52 km, per buona parte limite tra la provincia di Catania e Messina, vuole il suo nome dall’arabo Al Quantarah ovvero “il ponte”. Numerose sono le testimonianze storiche che diedero un nome al fiume: dai Greci che lo chiamarono Akesines o Assinos, a Plinio il Vecchio che lo nominò Asines, da Appiano Alessandrino fu detto Onobalas, per Federico III D’Aragona invece il fiume prese il nome di Flumen Cantaris.
Floresta, Santa Domenica Vittoria, Randazzo, Mojo Alcantara, Castiglione di Sicilia, Roccella Valdemone, Francavilla di Sicilia, Malvagna, Motta Camastra, Graniti, Gaggi, Calatabiano, Taormina e Giardini Naxos, sono tutti comuni che attorno a questa valle meritano più di una semplice visita, ognuno chiaramente per una sua caratteristica.
Alla fine del XV secolo Pietro Bembo, nel suo “De Aetna” descriveva così la valle dell’Alcantara: “Scesi dal colle di Taormina e allontanandoci a poco a poco dalla costa, entrammo nella valle formata a sinistra dalle pendici dell’Etna, a destra dai monti di Taormina, e lungo di essa arrivammo fino a Randazzo… Da Taormina avevamo coperto la distanza di ventiquattro miglia in tutto. Valle scavata e irrigata da un rumoroso fiume dal corso perenne”.
Risalendo dl fiume, lo scorrere dell’acqua, lento in alcuni tratti e vorticoso in altri, sembra quasi un alternarsi delle stagioni e delle fasi della vita, ma è anche il fulcro della natura rigogliosa, che ci regala una flora magnifica e variopinta, aspetti naturalistici di enorme fascino, tra cui i basalti colonnari e la flora e la fauna pluviale che regalano colori unici soprattutto nel periodo autunnale, quando la calura estiva ormai solo un ricordo, lascia il passo alla stagione dai colori del foliage e non indica tanto la stagione dell’anno che preannuncia il declino, il tramonto o la fine della bella stagione ma bensì la stagione dei frutti che la natura e il lavoro dell’uomo hanno preparato per l’inverno e raccolgono i frutti del loro duro lavoro nei campi e della dedizione a governare la natura. Le Gole sono situate nella Valle dell’Alcantara, nei pressi di Francavilla di Sicilia, nella provincia di Messina, e sono tutelate dall’ Ente Parco Fluviale dell’Alcantara. Si tratta di un vero e proprio canyon scavato in un’antica colata lavica dalla lenta erosione dell’acqua del fiume Alcantara; profonde fino a 25 metri e larghe al massimo 5 metri.
Ecosostenibilità
All’interno del Parco è possibile praticare trekking e passeggiate a cavallo e passeggiate in bicicletta anche su pista ciclabile in mezzo alla natura che regala scorci tra Etna fiume Alcantara , che non impattano l’ambiente e che permettono al visitatore di entrare in empatia con l’ambiente circostante. Le nostre guide naturalistiche tutto l’anno accompagnano i viaggiatori che scelgono di godersi uno dei percorsi naturalistici in totale serenità, tra ambienti incontaminati, affidandosi a loro anche per i racconti, le testimonianze e le preziose informazioni che non si trovano sulle guide turistiche, che fanno da imperdibile cornice ad un tour esperienziale che tra contrade, querce, sotto la colonna sonora di un mormorio di turbolenti acque, spicca d’un tratto il profondo baratro delle Gole ed i caratteristici colonnari basaltici, scenario suggestivo ed emozionante. Lungo i 48 km del fiume Alcantara, percorsi fra i Nebrodi, l’Etna ed i Peloritani, ritroviamo caratteristici ambienti fluviali o di fiumara, formazioni vegetali mesoxerofile e colture agrarie, che ne hanno determinato la nascita del Parco fluviale nel 2001.
La Strada del vino dell’Etna e la unicità dell’ETNA DOC
Nel cuore del Parco avrai l’opportunità di fare anche un tour guidato delle cantine vinicole, con testimonianze di antichi palmenti, vasche scavate nella roccia di pietra lavica per la pigiatura dell’uva. Proprio quì nasce l’Etna DOC, ottenuto dalle uve di quattro vitigni: il Carricante, il Catarratto– bianchi ed il Nerello Mascalese ed il Nerello Cappuccio -rossi. Grazie all’impegno di piccoli e grandi imprenditori oggi vini etnei occupano un posto di spicco a livello internazionale.
La terra vale quanto chi la lavora. (Marco Aurelio)
Paola F. J. Torrisi