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Mothia, l'isola dei Fenici | Sicilia Magazine
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Mothia, l’isola dei Fenici

L’Isola di Mozia,  un’antica colonia fenicia sull’isola di San Pantaleo nella Riserva Naturale dello Stagnone di Marsala, è fra i più importanti siti archeologici al mondo, sede di una colonia fenicia.

La città di Mothia nome forse collegabile con una parola orientale che vuol dire “acqua stagnante” fu fondata dai Fenici nell’VIII secolo a.C.,  grazie alla sua posizione geografica, fu una delle più floride colonie dell’occidente. Oggi domina la Laguna dello Stagnone, dove vi sono le splendide saline di Marsala, che occupa parte del litorale occidentale siciliano e comprende quattro isole: Isola Grande, Schola, Santa Maria e naturalmente Mozia, conosciuta anche come isola di San Pantaleo  con una natura che offre uno scenario incantevole, con saline e mulini a vento, un gioco di colori e tramonti mozzafiato.

Raggiungibile in pochi minuti da Marsala con una barca, la profondità del mare all’interno della laguna, varia da 50 cm. a un massimo di 3 mt.

Per gli amanti della natura

La profondità  del mare all’interno della Laguna dello Stagnone è limitata da formazioni originate dall’accumulo di detriti vegetali e fangosi, trattenuti dalla Poseidonia Oceanica e Cymodacea nodosa e dell’alga verde Caulerpa prolifera. Il mare rimane ricco di pesci e di crostacei, troviamo molti granchi, seppie, spigole, orate, cefali e tante triglie, sogliole, anguille, gronchi ed altre qualità meno pregiate. L’isola è ricca di vegetazione e di uccelli migratori nel periodo di passo. Isola S. Maria, che si trova a Nord della laguna ed è di forma allungata, è estesa per circa 16 ha e lunga 3 Km, ricchissima di macchia mediterranea.

Le piscine naturali che si sono formate per le acque basse della laguna, regalano  ancora un’altra bellezza come quella del Kothon, piscina sacra attigua ad un tempio scoperto, alimentata originariamente da sorgente di acqua dolce.

Per gli amanti dell’ archeologia

L’isola è intermente cinta da mura antiche che si estendono per circa 2,5 km insieme alle Torri di Guardia che sorgono sulla cinta muraria. La parte conservata meglio ad oggi è Porta Nord.

Il museo di Mozia, intitolato a Giuseppe Whitaker, è situato nella palazzina che fu la sua residenza nell’isola ed accoglie i reperti della storica Collezione Whitaker e degli scavi effettuati dalle spedizioni della Soprintendenza della Sicilia Occidentale (poi Soprintendenza di Trapani), dell’Università di Roma La Sapienza, dell’Università di Leeds, dell’Università di Palermo, del C.N.R. e dell’Università di Bologna.  Oggi l’isola è un sito archeologico a cielo aperto, Imperdibile la statua de  il Giovinetto di Mozia..

Il Santuario di Cappiddazzu è tra uno degli edifici religiosi, di cu abbiamo testimonianza insieme al Tofet, un vero e proprio santuario a cielo aperto dove venivano conservate le urne funerarie.

Sulla costa settentrionale si trova la Necropoli, attraversata dalle vecchie mura cittadine tanto che alcune tombe sono rimaste fuori. Al loro interno sono stati rinvenuti numerosi oggetti appartenenti al corredo funerario, tra cui armi, ceramiche e gioielli.

Per gli amanti del vino

Il primo impianto di uva Grillo a  Mozia risale  all’inizio dell’Ottocento, quando tutta la zona del marsalese venne “scoperta” dagli inglesi come adatta alla produzione di un vino da utilizzare al posto del Porto,  come razione dei marinai della Marina Inglese, ma sebbene non ci sia alcun documento che lo attesti, non è escluso che ci siano stati altri vigneti in precedenza.

Con il passaggio dell’intera proprietà dell’isola a Whitaker, che fece la sua fortuna anche con la commercializzazione del vino Marsala, alcune zone di vigneto, a causa di un periodo di siccità, da 45 ettari rimasero solo 3, si interruppe la vinificazione sull’isola ed i due edifici della cantina si trasformarono in magazzini. Proprio in questi due magazzini, nel corso di lavori di ristrutturazione degli edifici, nell’ eseguire un controllo delle fondamenta della vecchia cantina, portarono alla luce i resti di due isolati dell’antica città, con materiali databili tra l’inizio del VII sec. a.C e la metà del IV sec. a.C.

Nel 1999 si decise di utilizzare la produzione di uve Grillo del vigneto superstite, collocato nella zona di Cappiddazzu per realizzare un passito.

A tutt’oggi sono state impiantate circa 19000 viti  che si vanno ad aggiungere a quelle del vigneto di Cappiddazzu ed alle quali se ne aggiunsero altre, fino a raggiungere i dieci ettari totali di coltivazione di uva Grillo.

Nel 2002 una minima parte dell’uva vendemmiata è stata vinificata sull’isola per ottenere un discreto vino da tavola per uso interno, la restante produzione (non solo di quell’anno ma di tutti gli altri) è stata in parte venduta ed in parte affidata ad una cantina per la realizzazione di un passito.

 

 I nostri consigli

Per gli amanti delle visite guidate siciliane Undertourism e quindi alla scoperta  di destinazioni non di massa, siamo desiderosi da sempre di invogliare i nostri clienti e lettori a conoscere ciò che è meno noto, non perché non ne siano degno, tutt’altro, ma soprattutto perché a nostro avviso, ogni piccolo pezzo di questa terra parla un suo linguaggio turistico e non può che regalare emozioni autentiche!!!

A Mozia è possibile effettuare una visita in giornata alla scoperta di questi tesori o con una escursione guidata, o con un tour della Laguna, un aperitivo in barca al tramonto, ma chiaramente il nostro consiglio è quello di dedicare più giorni per includere l’ impagabile esperienza del paesaggio delle saline, del saliturismo, le attività di turismo esperienziale legate alla cultura del sale ed alle saline, esperienze culturali, sensoriali e gastronomiche, insieme ad esperienze multisensoriali interamente dedicate al benessere del corpo e  della mente con un percorso benessere, una cena sotto le lampadine del firmamento, poter partecipare anche alla raccolta del sale, fare anche una degustazione di sale associata a prodotti locali e a percorsi naturalistici.

Paola F. J. Torrisi

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